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Il valore del gioco teatrale

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  • Categoria dell'articolo:PSICOLOGIA E ARTE

Il gioco scenico o teatrale ha un grande potenziale trasformativo. 

Per questo, la Teatroterapia viene utilizzata con finalità terapeutiche.

Secondo Winnicott (1971) è fondamentale nel trattamento d’aiuto, portare la persona da uno stato in cui non sa giocare a uno in cui gioca con soddisfazione, perché il gioco attiva l’intera personalità e svela il vero Sé.  

Per Roger Callois (1967) il gioco può assumere quattro forme:

  1. Agon: giochi in cui predomina la competizione (es. calcio, scacchi, volley..)
  2. Alea: giochi in cui predomina il caso (es. roulette, lotteria…)
  3. Mimicry: giochi in cui predomina il simulacro (es. Teatro, maschere di carnevale..)
  4. Ilnix: giochi in cui predominano le sensazioni fisiche di vertigine o la caduta (es. giostre, girotondo..)

Inoltre, tutti i giochi si pongono all’interno di un continuum tra spensierata improvvisazione (paidia) e regole imperative con ostacoli e obiettivi (ludus).

La Teatroterapia o Drammaterapia propone dunque giochi di finzione (mimicry) in cui si intrecciano improvvisazione (paidia) e copioni prefissati (ludus)

L’utilizzo del gioco metaforico e simbolico consente di avvicinare in maniera protetta e tollerabile tematiche rilevanti per il soggetto.

Anche l’impiego delle fiabe nella messa in scena è molto efficace: storie semplici in cui il superamento di numerosi ostacoli permette di giungere a mete desiderate.

Il linguaggio elementare entra in sintonia con il mondo interiore del soggetto, che immedesimandosi con gli eroi inizia ad attivare risorse in se stesso.

Dalla Teoria dei Giochi all’Analisi Transazionale

La Teoria dei Giochi, nasce in ambito economico ma è utile per comprendere i comportamenti umani ad ampio spettro. Essa prevede quattro soluzioni per i conflitti:

  1. vinco-vinci: entrambi i soggetti sono soddisfatti;
  2. perdo-perdi: entrambi i soggetti sono scontenti;
  3. perdo-vinci e vinco-perdi: un soggetto è soddisfatto a scapito dell’altro;
  4. niente di fatto: stallo.

Riuscire a far capire al soggetto quali atteggiamenti e comportamenti si possono mettere in atto, è un contributo importante nella relazione di aiuto.

E permettergli di sperimentare che una stessa situazione può essere affrontata cercando il beneficio di tutte le parti coinvolte, può essere illuminante e profondamente evolutivo.

Tanto è vero che c’è una diretta corrispondenza tra questo modello e i giochi descritti dall’Analisi Transazionale, i cui analoghi esiti sono:

  1. io sono ok – tu sei ok
  2. io non sono ok – tu non sei ok
  3. io non sono ok – tu sei ok 
  4. io sono ok – tu non sei ok.

La sperimentazione attraverso lo studio di un personaggio aiuta a comprendere che aspetti esteriori come l’abbigliamento, la cura di sé, la gestualità e la postura sono indicativi della propria autorappresentazione.

Cimentandosi in nuovi stili di comunicazione non verbale, con il pretesto di dar vita a diversi personaggi, il soggetto acquista anche consapevolezza della propria auto-rappresentazione quotidiana nella vita reale.

Empatia e immedesimazione

Un ulteriore strumento formativo della Drammaterapia che deriva dal mondo del Teatro è legato all’immedesimazione con il personaggio.

Secondo il maestro d’arte teatrale Stanislavskij, compito dell’attore è trovare nei propri ricordi i vissuti emotivi adatti a dare voce al personaggio, così da renderlo vivo e credibile. Maggiore è l’identificazione col personaggio, migliore è l’attore.

Invece, Brecht, altro grande maestro, riteneva che l’attore dovesse mantenere una certa distanza critica dal personaggio, in modo che il pubblico potesse guardare la situazione con uno sguardo nuovo e non collusivo (effetto straniamento).

Partendo da queste due teorie contrapposte, il drammaterapeuta, aiuterà il soggetto facendolo muovere consapevolmente lungo un continuum che va dall’ ipodistanziamento emotivo (identificazione totale con la situazione emotiva) all’ iperdistanziamento emotivo (minimo contatto emotivo con la situazione).

Così, imparando a dosare consapevolmente il proprio coinvolgimento nella situazione scenica, il soggetto apprenderà anche a farlo in contesti di vita quotidiana, trasferendo questa competenza dal Teatro alla vita e dalle emozioni del personaggio alle proprie.

Ambiti di utilizzo del gioco teatrale

La Teatroterapia è utile in contesti di aiuto in cui i soggetti non dispongono di abilità di verbalizzazione e/o cognitive elevate, come ad esempio i bambini, gli adolescenti, gli anziani, i soggetti che non padroneggiano la lingua.

Il drammaterapeuta non ha competenze solo artistiche ma anche, e soprattutto, in ambito di relazioni d’aiuto.

Pertanto egli proporrà progetti, allestimenti e ruoli ad hoc, in base alla situazione esistenziale colta nell’utenza.

Gli obiettivi della Drammaterapia riguardano il miglioramento di: immagine di sé, senso di auto-efficacia, locus of control interno, autostima, capacità di mentalizzare, abilità di sviluppare relazioni  e rispettare i confini interpersonali.

A livello di evoluzione personale, la Teatroterapia consente di:

  • entrate in contatto, conoscere ed esprimere parti di sé in ombra o poco valorizzate, donando maggior senso di integrazione e vitalità;
  • agevolare lo sviluppo di abilità immaginative e narrative, l’espressione e il contenimento consapevole delle emozioni, la presenza di un io-osservante che dà consapevolezza dei propri vissuti e comportamenti;
  • lavorare contemporaneamente su mente e corpo, a livello individuale e gruppale

Ho parlato del ruolo delle tecniche teatrali nelle relazioni d’aiuto negli articoli:

Parlo del valore del gioco anche nell’audio Gioco e creatività negli adulti e nei bambini. 

Si tratta di un episodio del podcast La Voce dello Psicologo, nato in collaborazione con la dott.sa Prisca Ravazzin e Adolescenzainforma

Buon ascolto!