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Cosa si intende per salute?

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità” (1948).

Questa definizione apparentemente esauriente si è rivelata nel tempo insufficiente.

Innanzi tutto perché raramente un soggetto si trova in uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. Infatti, le difficoltà quotidiane comportano stati di malessere più o meno passeggeri.

Dunque, al di fuori di una visione utopistica, chi può considerarsi in “uno stato di completo benessere”?

In secondo luogo, non è chiaro dalla definizione se l’assenza di malattia e infermità sia necessaria per sperimentare benessere.

In effetti, il benessere soggettivo può verificarsi anche in presenza di invalidità o infermità: ad esempio, un sordo può trovarsi a suo agio in una situazione molto rumorosa, mentre un udente no (in questo caso il deficit preserverebbe dal malessere).

 

Evoluzione del concetto di salute

Da fine Ottocento a metà Novecento la salute veniva considerata come il corretto funzionamento dell’organismo, secondo il modello bio-medico scientista, che mutua dalla filosofia cartesiana un’impostazione meccanicistica.

Dagli anni ’70 invece, ha preso decisamente piede il modello biopsicosociale che considera contemporaneamente elementi biologici, psicologici e ambientali (contesto fisico, sociale e culturale).

Vediamo l’evoluzione del concetto nel tempo a partire da alcune definizioni di esperti in materia:

    • “La salute è espressa da livelli di resistenza alla malattia.” (Gordon, 1953)
    • “L’uomo per serbare salute e benessere, per tutelare e migliorare la qualità della vita, deve mantenersi in equilibrio col suo mondo.” (G. Cosmacini, 1973)
    • “Il segreto della salute e della felicità risiede nella capacità di adattarsi con successo, anche il minimo possibile, alle condizioni eternamente mutevoli del mondo: il prezzo che si paga per gli insuccessi di questo grande processo di adattamento sono la malattia e l’infelicità.” (H. Selye, 1974) 
    • “La salute è creata e vissuta dalle persone all’ interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita” (Carta Ottawa, 1986)

 

Continuum tra salute e malattia

    • “Lo stato di salute è una condizione di continuo adattamento e perfezionantesi equilibrio tra organismo (corpo e psiche) e l’ambiente naturale e sociale, fino al raggiungimento del completo benessere fisico, psichico, spirituale, sessuale, ecologico. Il termine benessere va preso nelle sue accezioni di benessere oggettivo (star bene), soggettivo (sentirsi bene) e psicologico (sapere ed essere convinti di star bene)” (C. Bo, 1977)
    • “La salute va intesa non come un fenomeno statico di esclusivo dominio dei servizi sanitari, ma come un processo dinamico e multidimensionale, individuale e allo stesso tempo sociale, che comprende un pattern di fluttuazioni, auto-trasformazioni ed auto-trascendenza che comporta crisi e transizioni.” (F. Di Stanislao, 1985)
    • “La salute e la malattia non sono punti opposti di un continuum… Diventando la misura della capacità di un individuo o di un gruppo di realizzare la proprie aspirazioni e i propri bisogni e di mutare o adattarsi all’ambiente, la salute è qualcosa di più dei suoi componenti: è tenuta insieme da assunzioni spirituali ed emozionali di benessere, da percezioni di sé e dei rapporti con gli altri.” (I. Kickbusch, 1987).

 

La salute da diversi punti di vista

Ad oggi, il concetto permane di non facile definizione. Essendo un costrutto complesso viene descritto in maniera diversa a seconda del punto di osservazione. Ne possiamo individuare per lo meno quattro:

1) Approccio funzionale

    • “La salute è uno stato di capacità ottimale di un individuo per un efficace svolgimento dei ruoli e dei compiti per i quali esso è stato socializzato.” ( T. Pearson, 1972)
    • “La salute è determinata da una capacità di comportamento che include componenti biologiche e sociali per adempiere alle funzioni fondamentali.” (P. Bonnevie, 1973)

2) Approccio percettivo

    • “La salute non è semplicemente assenza di malattia, è qualcosa di positivo, un’attitudine felice alla vita e una lieta accettazione delle responsabilità che la vita stessa comporta”. (H.E. Singerist, 1941)
    • “La salute è legata al “senso di coerenza” di ciascuno inteso come un orientamento all’ essere fiduciosi che qualsiasi stimolo che provenga dall’ interno o dall’ esterno durante la nostra vita è strutturato, prevedibile e spiegabile, che abbiamo le risorse per rispondere alle richieste che questi stimoli ci rivolgono” (A. Antonovsky, 1987)

3) Approccio adattativo

    • “La salute è il prodotto di una relazione armoniosa tra l’uomo e la sua ecologia.” (M. Rossdale, 1965)
    • “La salute è l’adattamento perfetto e continuo di un organismo al suo ambiente…La salute è espressa da livelli di resistenza alla malattia.” (C.M. Wylie 1970)
    • “La salute è il margine di tolleranza alle insidie dell’ambiente, è il volano regolatore delle possibilità di reazione; essere in buona salute è poter ammalarsi e guarire, è un lusso biologico” (G. Canguilhem, 1966)

4) Approccio olistico

    • “La salute è una condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico, dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”. (A. Seppilli , 1966)

 

Un equilibrio da ricercare costantemente

In tutte queste definizioni è saliente l’aspetto dinamico del mantenersi in salute, quale capacità di adattamento in fieri.

Questo concetto è molto chiaro agli esperti della mente.

Ad esempio Melanie Klein, intendeva la salute non come uno stato da raggiungere in maniera fissa, ma come “una posizione continuamente perduta e riconquistata” come “amore e odio vengono entrambi prodotti continuamente nell’esperienza” (P. Cruciani, 2012).

Secondo H. Hartmann (1939), invece,  “consideriamo una persona ben adattata quando la sua produttività, la capacità di godersi la vita e l’equilibrio mentale sono intatti”, mentre per Sullivan la salute deriva dall’adattamento al proprio contesto di vita.

La psicoanalisi interpreta la malattia psichica come 

“l’espressione di un arresto o di un grave rallentamento dell’iter evolutivo e di una sua ripresa con modalità distorte. […] Il punto di vista adattivo che vale sia per la realtà interna che per quella esterna, può intendersi come una estensione del principio di realtà e quindi non è altro che la capacità di trovare un compromesso, meno antieconomico e disfunzionale del sintomo, tra le soddisfazioni dei propri bisogni e le richieste della realtà esterna.”  (A.M. Pandolfi,1985)

A questo punto è lecito porsi alcune domande:

  • qual è il rapporto tra il concetto di salute e quello di normalità? La risposta non è affatto scontata e ho cercato di porre alcune riflessioni nell’articolo Cosa significa essere normali?
  • è un diritto fondamentale perseguire questo stato di benessere bio-psico-sociale? Sì, e in Italia è anche un diritto costituzionale.
  • quali meccanismi utilizza la mente umana per raggiungere e mantenere la salute integrale? Ne parlo nell’articolo Benessere bio-psico-sociale.