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Benessere bio-psico-sociale

Cos’è il benessere bio-psico-sociale? 

Per la Psicologia delle Relazioni biopsicosociali[1] un individuo è in salute se riesce ad adattarsi all’ ambiente di vita fisico, relazionale e sociale, seppur in presenza di malattie organiche, psicologiche o sociali.

Viceversa, non è in salute colui che non riconosce le richieste adattive, o non ha le risorse per fronteggiarle né per creare nuovi equilibri adattivi. L’individuo in salute  bio-psico-sociale non sfugge davanti alle naturali fasi della vita (di gioia o di sofferenza) e alle relative richieste esistenziali.

Secondo questo modello teorico, l’uomo è costituito da tre menti: mente biologica, mente psicologica e mente sociale, (da cui il termine bio-psico-sociale) ognuna orientata ad uno scopo evolutivamente adattivo.

La mente biologica comprende la parte istintuale dell’uomo, che ne garantisce la sopravvivenza e spinge per la soddisfazione dei bisogni di autoconservazione. Essi sono: bisogni di cura e manutenzione del corpo; bisogni biologici; bisogni di sicurezza ambientale; bisogni di cura e manutenzione della psiche.

Per mente psicologica si intende la parte dell’uomo che provvede all’esistenza individuale. Essa è mossa da energia narcisistica e punta alla soddisfazione di bisogni di conoscenza di sé e autodeterminazione. Essi sono: bisogni di costruire confini psichici, bisogni di nutrimento affettivo, bisogni di autonomia personale e bisogni di dipendenza matura.

La mente sociale comprende la parte dell’uomo che provvede all’esistenza sociale. Essa è mossa da energia empatica e punta al soddisfacimento di bisogni di relazione. Essi sono: bisogni di accettazione, bisogni di riconoscimento dell’altro, bisogni di vivere differenti ruoli sociali, bisogni di condivisione e partecipazione sociale.

Supporti al benessere bio-psico-sociale

L’uomo dunque, è alla costante ricerca di un compromesso adattivo al suo interno (tra le tre menti) e con l’ambiente esterno (fisico e relazionale).  Nella lotta per l’adattamento, il soggetto può contare su dei guardiani interni che lo guidano verso la ricerca e il mantenimento della salute e del benessere bio-psico-sociale (R. Benini, 2010). Essi sono:

  1. Gli strumenti dell’adattamento, cioè il corpo, il cervello e la mente; più sono sani e funzionanti, maggiori saranno le possibilità di rispondere alle richieste adattive.
  2. I regolatori dell’adattamento, ovvero i bisogni, le paure, le ansie e le angosce. I bisogni indicano all’individuo le priorità esistenziali da seguire. Ansie, paure e angosce mettono in allerta il soggetto in caso di minacce. È quindi necessario imparare a riconoscere e ascoltare gli uni e le altre.
  3. Le leggi dell’adattamento, che segnalano all’ individuo se sta perseguendo i propri obiettivi esistenziali, se sta rispondendo o meno alle richieste adattive, se è fedele alle proprie caratteristiche. Nello specifico le leggi dell’adattamento sono:
        1. la legge dell’equilibrio,
        2. la legge della comunicazione
        3. la legge dell’insindacabilità del sintomo

  1.  Le leggi dell’adattamento

La legge dell’equilibrio prevede che ciascun soggetto in ogni istante debba lottare per la ricerca di bilanciamento tra esigenze interne e condizioni esterne.

Questo continuo assestamento riguarda sia aspetti biologici (come, ad esempio, la necessità di coprirsi se fa freddo) che psichici (come il chiedere un abbraccio amico se abbiamo bisogno di conforto).

Riguarda inoltre, sia le modifiche interne (ad esempio, cercare una calma interiore se l’ambiente esterno è caotico) che quelle esterne (ad esempio, accendere il condizionatore se abbiamo troppo caldo).

Se però non è possibile attuare un cambiamento e generare un equilibrio interno-esterno soddisfacente, l’uomo sperimenta una situazione di disagio e sofferenza. Così, si attivano ansie, paure o addirittura angosce di vario genere.

Talvolta l’equilibrio può essere ripristinato in maniera forzosa unicamente attraverso meccanismi di difesa psichica, che alterano la percezione della realtà interna o esterna in maniera più o meno drastica.

La legge della comunicazione sancisce che è necessario un dialogo costante tra le istanze interne all’ individuo (mente biologica, mente psicologica e mente sociale) e tra queste e quelle esterne (ambiente fisico e relazionale). Lo scopo è  realizzare un equilibrio soddisfacente.

Un uomo libero nell’ascoltarsi e nell’ascoltare è in grado di chiedere, rispondere, dare e ricevere.

La legge dell’insindacabilità del sintomo prevede che la comparsa di un sintomo sia un segnale che l’equilibrio interno/esterno o fra le tre menti non è stato trovato. Ciò significa, che il dialogo interno non è avvenuto con successo e quindi l’angoscia ha cominciato a occupare le risorse psichiche.

“Il linguaggio del sintomo, sebbene permeato di un simbolismo non sempre facile da decodificare, ha il fondamentale compito di aiutare l’uomo nella lotta per la vita e per una migliore qualità della stessa” (R. Benini, 2010).

 

Come mantenersi in salute

Secondo la Psicologia delle Relazioni biopsicosociali, per mantenersi in salute ogni essere umano deve riconoscere e soddisfare i propri bisogni. Ognuna delle tre menti ha specifici bisogni, ordinati dai più elementari (alimentazione, idratazione, sonno, termoregolazione) a quelli più evoluti (bisogni di autorealizzazione).

I desideri si attivano per tracciare le direzioni in cui il soggetto deve muoversi al fine di soddisfare i propri bisogni. Quando non è possibile soddisfare tali bisogni, scattano dei segnali di allarme somatopsichici, ovvero l’ansia, la paura, l’angoscia.

L’ansia è la sentinella che manda in allerta l’organismo, al fine di fare fronte a eventuali pericoli che minacciano il soddisfacimento dei bisogni. Le forme dell’ansia sono: l’agitazione, l’allarme, l’apprensione, l’assillo, l’inquietudine, il panico, il sobbalzo, il soprassalto, il sussulto, il timore, il tormento e il trasalimento.

La paura si attiva in presenza di un conclamato pericolo che mette a rischio il soddisfacimento di uno più bisogni. Le sue sfumature sono: l’angustia, la gelosia, l’invidia, la preoccupazione, l’orrore, il senso di colpa, lo sconcerto, lo sconvolgimento, lo sgomento, il terrore, il turbamento, la vergogna.

Se tutti i tentativi operati dall’uomo sull’onda di ansia e paura non ottengono i risultati sperati, sopraggiunge l’angoscia, che spinge a trovare nuove strategie drastiche e risolutive.

 

Forme di angoscia bio-psico-sociale

Le forme conosciute di angoscia sono:

  • angoscia di frammentazione: emerge in caso di grave pericolo di vita, come in grandi disastri ambientali, incidenti, torture, gravi malattie, cattivo accudimento, denutrizione (attacco ai bisogni di sicurezza fisica)

  • angoscia da persecuzione: emerge nei casi in cui il soggetto percepisce la presenza di pericoli incombenti che potrebbero ledere la sua sicurezza fisica o quella dei suoi familiari o dei loro possedimenti. Di tali forze si avverte la minaccia, seppure non agiscano fisicamente (attacco ai bisogni di sicurezza ambientale)
  • angoscia da annullamento: emerge nei casi in cui il soggetto si sente invaso e annullato psicologicamente, privato di significato, non visto, come nelle relazioni di accudimento segnate da gravi carenze affettive e traumi narcisistici (attacco ai bisogni di individuazione)

  • angoscia da abbandono: emerge quando l’individuo si sente inesorabilmente solo, privo di un appoggio solidale e si trova a fronteggiare perdite relazionali, professionali o di identità, sentendosi incapace di gestirle (attacchi ai bisogni di autonomia/dipendenza)

  • angoscia da emarginazione: emerge quando un soggetto sente di non poter far parte di un gruppo di riferimento, perché è stato allontanato o perché non accetta se stesso o perché deve inserirsi in un contesto nuovo e differente (attacchi ai bisogni di esistenza sociale)

  • angoscia da rifiuto: emerge quando il soggetto non riesce a manifestare le proprie opinioni, l’orientamento politico, religioso o sessuale. Al tempo stesso non riesce a occupare specifici ruoli sociali (attacchi ai bisogni di partecipazione e condivisione sociale)

  • angoscia da perdita dell’affetto: emerge quando il soggetto si pensa non meritevole di affetto per aver espresso desideri, emozioni e scelte di vita in contrasto con le figure affettive di riferimento (attacchi ai bisogni di autorealizzazione).

Conclusioni

Concludendo, per la Psicologia delle Relazioni biopsicosociali,

“in salute è colui che riesce ad adattarsi all’ambiente di vita fisico, relazionale e sociale nel rispetto delle leggi dell’adattamento, attenendosi alle richieste dei bisogni e che dispone di un corpo, di un cervello e di una mente in grado di adempiere a questi compiti” (R. Benini, 2014).


Nell’articolo Cosa si intende per salute? ho presentato alcune riflessioni riguardo il concetto di salute, intesa come uno stato che va oltre l’assenza di malattie.

Quali sono i passi possibili per incrementare la propria salute bio-psico-sociale? Ne parlo nell’articolo 5 passi di consapevolezza.


[1] La Psicologia delle Relazioni biopsicosociali è un modello teorico elaborato da R. Benini (2000 e seguenti), a partire dalla psicoanalisi di S. Freud, dai contributi neuroscientifici di P.D. MacLean e dalla Psicologia Umanistico Esistenziale.