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Generazione Z

L’attuale generazione viene definita anche come Generazione Z, dove la Z sta anche per Zettabyte, un’unità di misura della quantità di dati. 

Una misura enorme. 

Basta un hard disc con un’ampia capacità di memoria sui nostri device per incamerare immagini e ricordi, condivisi spesso anche sui social. Una memoria perenne e infinita.

Infatti gli adolescenti sembrano vivere senza una netta distinzione tra pubblico e privato, senza anonimato, ipervisibili e iperconnessi, mentre il nucleo intimo di sé è sempre più circoscritto e sempre meno noto.

I giovani, ma anche i giovanissimi, sembrano potersi esporre senza troppi imbarazzi sui social, mostrando anche in modo esplicito il proprio corpo.

Tuttavia appaiono particolarmente fragili quando si trovano a gestire le proprie emozioni. L’imbarazzo cresce quando devono esporsi  senza la protezione di uno schermo. 

Pensiamo alla scuola, alla classe o al gruppo dei pari.

I social permettono di costruire una propria identità online, come artefatto sociale e autobiografico che si può produrre e controllare (ne parlo nell’articolo  Adolescenti e vite online)

Ma quando si tratta di affrontare il mondo esterno, la situazione sembra cambiare.

Gli adolescenti della Generazione Z tendenzialmente escono meno rispetto al passato. La casa appare  un luogo più sicuro rispetto alla strada anche per i genitori. 

Vedere i figli sul divano con lo smartphone in mano spesso preoccupa meno che saperli in giro, chissà dove e chissà con chi.

E poi, anche in casa si è comunque sempre immersi nel mondo, grazie alla rete. Un grandissimo vantaggio, come nel recente periodo di lockdown, ma è anche una possibile trappola. 

Fenomeni come il ritiro sociale e l’hikikomori sono infatti sempre più diffusi. 

Ragazzi che possono trascorrere anche mesi o anni senza uscire di casa. 

Un rapporto con il corpo sempre meno integrato. 

Nelle foto postate sui social spesso il corpo sembra trattato come un oggetto, non una parte integrata di sé. 

Portarlo in giro invece può essere un problema. Dal vivo il corpo è pulsante. Si può provare vergogna o desiderio.

Così i temi dell’apparenza, dell’estetica, dell’identità di genere, della privacy, della crescita personale come spettacolo pubblico, sono molto diversi rispetto al passato. 

I ragazzi della Generazione Z sembrano più disinvolti e disinibiti per molti aspetti, ma nel profondo il confronto con la realtà e la relazione a tu per tu con l’altro sembra spaventosa. 

La competitività è molto sentita. 

Così può nascere un bisogno crescente di controllare le situazioni e di eccellere, di rassicurasi rispetto al proprio apparire così intensamente investito.

Il mondo tangibile sembra trascurato in favore di un mondo virtuale. 

Lì è possibile scegliere e manipolare con effetti le fotografie che rappresentino meglio come voler apparire. Presentarsi con un’immagine ideale tutela dall’essere esposti direttamente all’altro. 

Cela i limiti, gli imbarazzi, le emozioni, le imperfezioni.. e quindi l’umanità.

Contemporaneamente, gli adolescenti di oggi si fanno portavoce di ideali di salvezza del pianeta e di giustizia sociale. Ne parlo nell’articolo Adolescenti: tra social e grandi ideali.

 

Si parla di Adolescenza anche nel podcast La Voce dello Psicologo, nato in collaborazione con la dott.sa Prisca Ravazzin e Adolescenzainforma. Qui sotto due episodi sul tema dell’adolescenza! Buon Ascolto!