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Conflitti interiori

I conflitti interiori fanno parte della quotidianità delle persone.

Ma quando impediscono di prendere decisioni importanti o di portare avanti serenamente relazioni affettive o lavorative, vale la pena fermarsi e capire. 

Eventualmente anche rivolgersi a uno psicoterapeuta.

Ho parlato di quanti aspetti influenzino le nostre decisioni negli articoli: 

Spesso non è facile scegliere perché i conflitti interiori paralizzano. 

È normale attività della persona  (l’ Io) mediare tra bisogni e pulsioni (l’ Es) e norme interiorizzate (il Super-io).  

Non sempre è facile trovare il punto di equilibrio. 

Ad esempio, se l’Io è troppo debole, non resiste alla spinta di emozioni e comportamenti impulsivi. 

O magari, non riesce a sottrarsi a un senso del dovere esageratamente rigido.

In certi casi, la persona oscilla da un eccesso all’altro, passando da comportamenti azzardati a pesanti sensi di colpa.  

Non c’è vera scelta se non c’è libertà interiore, ovvero se non c’è un sano equilibrio tra Io, Es e Super-Io.

Conflitti interiori che ostacolano decisioni sane

Ci sono dei fenomeni che possono alterare la capacità della persona di prendere decisioni sane per sé:

  • Narcisismo distruttivo. Nel narcisismo distruttivo, sono idealizzate solo le parti distruttive e onnipotenti del Sé, quelle che negano e attaccano le relazioni positive e la capacità di sentire i bisogni di dipendenza (Rosenfeld, 1964, 1987; Racalbuto, 1988);

  • Sabotatori interni (Fairbairn, 1944). Se nell’infanzia ci sono stati genitori traumatizzanti e ambivalenti (ad esempio volubili), la persona tenderà a interiorizzare le loro modalità.  Una volta adulta, resterà in scacco, impedendosi relazioni sane e nutrienti.

  • Invidia eccessiva (Klein,1957). Essa impedisce di nutrirsi di relazioni sane e potenzialmente trasformative.

  • Terrore della speranza (Lingiardi e Gazzillo, 2010). Si tratta della paura di illudersi e restare nuovamente delusi. Si fugge davanti a relazioni  degne di fiducia, o a situazioni in grado di appagare bisogni da tempo frustrati. Il timore è che si rivelino alla fine deludenti e traumatizzanti.

  • Fedeltà a un’idea fissa di sé (Grotstein, 1991; Gazzillo, 2012). Essa  non consente di smarcarsi da una visione stereotipata di sé.

  • Fedeltà alla sofferenza. Essa mantiene viva l’attesa di un futuro risarcimento. Può essere legata all’ incapacità di accettare (elaborare il lutto) di aver avuto figure genitoriali non appaganti.

  • Falso Sé coeso (Winnicott 1962, Rosenfeld, 1987). La persona vive in un costante mascheramento, fino a perdere la percezione di chi è veramente. La finzione diviene una seconda pelle, incollata a quella autentica.

  • Rabbia sadica e omicida con relativi sensi colpa (Davanloo, 1990). 

“L’Io del bambino/adulto si trova in questo modo schiacciato fra le pulsioni sadiche provenienti dall’ES e le punizioni sadiche del Super-Io […] La colpa fa da motore per lo sviluppo di varie forme di evitamento emotivo e per lo sviluppo di sintomi autodistruttivi.” (L. Baruh, 2010)


Conclusioni

Scegliere è un processo complesso che si basa su aspetti razionali ed emotivi ed è influenzato da fattori sociali, culturali e dinamiche inconsce legate a semplificazioni euristiche, bias, mappe mentali, pregiudizi e conflitti interiori. 

Nell’ ambito della relazione d’aiuto è importante tenere presente tutti questi aspetti per avere un quadro ampio del vissuto del paziente. 

In particolare, nel caso in cui la struttura di personalità del soggetto sia patologica, occorrerà procedere a una “bonifica dell’interiorità del paziente” come fosse un “campo disastrato” (Speziale-Bagliacca 1985). 

Attraverso la psicoterapia è possibile uscire dall’auto-sabotaggio, facendo una esperienza emotivo-correttiva. 

Ciò permette di rafforzare l’Io e interiorizzare un Super-io costruttivo e benevolo allo scopo di diventare interiormente più liberi di scegliere.